Intanto che si consuma la trepida attesa di conoscere la DATA precisa il cui si andrà a votare, [aggiornamento del 24/2/2012: poi fissata al 3/6/2012 ] ricordiamo che la consultazione piemontese NON è abrogativa, bensì propositiva e riguarda QUATTRO QUESITI a cui rispondere "sì", e cioè :
1- limitazione delle specie cacciabili ( tolte 25 specie)
2- divieto di caccia alla domenica
3- abolizione di ogni deroga al divieto di caccia su terreno innevato
4- abolizione di ogni deroga di carniere per caccia in aziende faunistico venatorie
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COMITATO PROMOTORE PER IL REFERENDUM REGIONALE CONTRO LA CACCIA
c/o Pro Natura – Via Pastrengo 13 – 10128 Torino
Tel. 011 5096618 / Cell. 348 4991623
COSA CHIEDE IL REFERENDUM REGIONALE SULLA CACCIA
Il referendum non chiede l’abolizione della caccia. Non era possibile richiedere con un referendum regionale l’abolizione di una attività prevista da una legge regionale. Ne chiede però un sostanziale ridimensionamento, fatte salve le esigenze dei settori produttivi che potrebbero subire contraccolpi negativi da una presenza squilibrata di fauna selvatica sul territorio. I più importanti aspetti del quesito referendario sono i seguenti.
Limitazione al numero delle specie cacciabili. Il quesito prevede che rimangano cacciabili solo più quattro specie: lepre, fagiano, cinghiale e colino della Virginia (una specie di origine esotica introdotta ad esclusivi fini venatori, la quale, nel frattempo, è però stata inserita nell’elenco di quelle protette a livello comunitario e quindi depennata anche a livello regionale). Rimarrebbero quindi tre sole specie cacciabili. Da notare che, rispetto alla legge vigente nel 1988, il referendum chiede la protezione di 37 specie. Di queste, ben 25 sono oggi ancora cacciabili. Queste sono:
Uccelli (17 specie) Mammiferi (8 specie)
quaglia (Coturnix coturnix) coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus)
tortora (Streptopeia turtur) muflone (Ovis musimon)
beccaccia (Scolopax rusticola) lepre bianca (Lepus timidus)
beccaccino (Gallinago gallinago) volpe (Vulpes vulpes)
pernice rossa (Alectoris rufa) camoscio (Rupicapra rupicapra)
starna (Perdix perdix) capriolo (Capreolus capreolus)
cesena (Turdus pilaris) cervo (Cervus elaphus
cesena (Turdus pilaris) cervo (Cervus elaphus
tordo bottaccio (Turdus philomelos) daino (Dama dama
tordo sassello (Turdus iliacus)
germano reale (Anas platyrhynchos)
colombaccio (Columba palumbus)
cornacchia nera (Corvus corone)
cornacchia grigia (Corvus corone cornix)
gazza (Pica pica)
pernice bianca (Lagopus mutus)
fagiano di monte (Tetrao tetrix)
coturnice (Alectoris graeca)
Da notare ancora che il quesito referendario continua a prevedere la possibilità di intervenire con abbattimenti di controllo laddove l’eccessiva presenza di fauna selvatica comporti danni alle attività agricole.
Divieto di caccia nella giornata di domenica. Scelta legata soprattutto alla necessità di evitare situazioni di pericolo per tutti i frequentatori dell’ambiente “disarmati” (escursionisti, agricoltori, cercatori di funghi, ecc.). Oggi la caccia è permessa solo per alcuni giorni della settimana, ma la domenica è sempre tra questi.
Divieto di cacciare su terreno coperto da neve. Già oggi è così: sono tuttavia previste numerose eccezioni (ad esempio la caccia alla volpe, agli ungulati e alla tipica fauna alpina) che il quesito vorrebbe invece eliminare.
Limitazione ai privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie. Di fatto, nelle ex riserve private di caccia si possono abbattere animali in numero molto maggiore rispetto al territorio libero, non dovendosi applicare i limiti di carniere per molte specie. Il referendum vuole abolire questo privilegio per chi può permettersi di andare a caccia in strutture private.
Vuoi conoscere la storia e le vicissitudini del referendum? < clicca qui>
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